SIGNIFICATO CLINICO
La metaemoglobina è una emoglobina in cui il ferro, ossidato, è passato dallo stato bivalente a quello trivalente e questa condizione la rende incapace di svolgere la sua funzione essenziale di cessione dell’ossigeno ai diversi tessuti dell’organismo. Un incremento della concentrazione di questa molecola in rapporto all’emoglobina totale (la quota fisiologica si aggira intorno al 2%) causa fenomeni d’ipossia tessutale. Indicativamente per concentrazioni superiori al 10% è possibile osservare cianosi e per concentrazioni superiori al 20-25% manifestazioni cliniche conclamate con segni di grave ipossia (ipotensione, cefalea, nausea, alterazioni del sistema nervoso centrale e coma). La metaemoglobinemia può essere dovuta a cause congenite che determinano o una alterata struttura della globina o un deficit dell’enzima metemoglobina-reduttasi che riconverte il ferro trivalente nella forma bivalente. Più frequenti sono le metaemoglobinemie da esposizione professionale poiché numerosi composti di uso industriale (anilina, nitrobenzene, fenoli, nitrocomposti ecc.) agiscono come agenti ossidanti.
INDICAZIONI CLINICHE
Metaemoglobinemie congenite e acquisite.
TIPO DI CAMPIONE
Il paziente si deve sottoporre ad un prelievo di sangue.
PREPARAZIONE
Non occorre il digiuno.
VALORI DI RIFERIMENTO
Sangue:
<1.5 % dell’HB totale
NOTE
Determinano un aumento della metemoglobina: clorochina, lidocaina, metoclopramide, nitroderivati, fenacetina, sulfasalazina, sulfamidici, fumo.
I dati riscontrati possono essere correlati con i dati relativi ai livelli espositivi ottenuti da una indagine ambientale.