SIGNIFICATO CLINICO
Il tumore della vescica è la nona neoplasia più frequente nel mondo e la più frequente del tratto genito-urinario. I fattori di rischio più riconosciuti per il carcinoma sono il fumo di sigaretta, l’età avanzata, l’esposizione professionale a vernici e solventi.
Lo screening può essere effettuato con indagini non invasive come la ricerca di ematuria e la citologia urinaria. Programmi di diagnosi precoce sono stati suggeriti per popolazioni ad alto rischio come i forti fumatori o lavoratori con rischio occupazionale.
Nella maggior parte dei casi, l’iter diagnostico parte dal riscontro casuale di tracce di sangue nelle urine e dal successivo riscontro di cellule atipiche nelle urine raccolte in tre momenti differenti (esame citologico). Il passo successivo è una cistoscopia esplorativa che, nell’ipotesi più favorevole, permette di identificare visivamente il tumore e di prelevarne dei frammenti (biopsie) per la diagnosi istologica. Una volta diagnosticato, il più delle volte il tumore può essere escisso endoscopicamente mediante una cistoscopia operatoria in anestesia generale o peridurale. Seguirà un lungo periodo di sorveglianza per l’insorgenza di recidive (che sopravvengono in oltre il 50% dei casi) che mediamente comporta 15 cistoscopie esplorative nell’arco di dieci anni.
Occorre però ricordare che l’esame citologico è falsamente negativo nel 50% dei casi e che la cistoscopia esplorativa è falsamente negativa nel 30% dei casi (infatti il tumore è situato nella vescica solo nel 70% dei casi e, comunque, anche se fosse in vescica, potrebbe essere piatto e quindi non visibile come protrusione vegetante). L’accoppiamento dell’esame citologico alla cistoscopia esplorativa non riesce pertanto a garantire una sensibilità diagnostica del 100%, col rischio di estenuanti (per il paziente) e costose (per il SSR) sequele diagnostiche (cistoscopie ripetute, CT, NMR, ecografie).
Il carcinoma delle cellule uroteliali è caratterizzato dall’aumento dei cromosomi 3, 7 e 17 e dalla perdita del gene in posizione 9p21 (che codifica per l’oncosoppressore p16). Mediante la tecnica FISH (Fluorescence In Site Hybridization) è possibile contare i cromosomi 3,7 e 17 e le copie del gene 9p21 nelle cellule emesse con le urine.
La tecnica FISH, quando accoppiata all’analisi automatica dei risultati raggiunge il 99% di sensibilità. Inoltre, ikoniscope permette di quantificare la percentuale di cellule patologiche e questo è di grande importanza clinica essendo oramai scientificamente dimostrato come tale percentuale sia direttamente proporzionale all’invasività del tumore. Pertanto, nei casi di sicura positività alla FISH, è possibile evitare una cistoscopia esplorativa e ricorrere invece ad una CT per localizzare il tumore prima di intervenire con una cistoscopia operatoria; per contro, in caso di FISH sicuramente negativa è possibile procrastinare una cistoscopia esplorativa di controllo. Tutto ciò si traduce in una maggiore efficacia clinica (migliore sensibilità diagnostica, minore invasività, minore tempo, minori costi).
Per garantire una sicurezza diagnostica, la FISH deve essere eseguita su un numero molto elevato di cellule da personale altamente specializzato, sia in anatomia patologica che in citogenetica, e con una consistente casistica clinica.
La FISH quantitativa delle cellule uroteliali è in grado di garantire sicuramente le positività e le negatività, è quindi indicata, in fase di diagnosi, negli approfondimenti degli esami citologici ad esito incerto (atipie, ipercromasie nucleari etc …) mentre, in fase di monitoraggio delle recidive, deve precedere la cistoscopia di controllo.
INDICAZIONI CLINICHE
Monitoraggio
Fondato sospetto di neoplasia (es. sangue nelle urine)
Sorveglianza per l’insorgenza di recidive (prima della cistoscopia)
TIPO DI CAMPIONE
Urina.
PREPARAZIONE
Al risveglio, scartare le prime urine della mattina; raccogliere in un contenitore standard le successive urine e portarle in laboratorio entro la mattina stessa.
VALORI DI RIFERIMENTO
Criteri di positività: polisomia in almeno 4 cellule e/o perdita in omozigosi di 9p21 in almeno 12 cellule.